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Biodizionario: è affidabile? Perchè non lo uso

Io non uso il biodizionario, è ormai chiaro a tutti.
Non perchè il biodizionario non sia affidabile in assoluto, intendiamoci, ma perchè preferisco valutare i cosmetici secondo parametri leggermente diversi, guardando non il singolo ingrediente ma l’intera formulazione, e valutando la funzionalità dermocosmetica del prodotto in base alle necessità della pelle su cui il cosmetico andrà applicato.
Il biodizionario ha un approccio che guarda principalmente alla sostenibilità ambientale della singola molecola, mentre qui su ILoveRemunni trovi un approccio che guarda principalmente alla funzionalità del cosmetico finito.

Facciamo un passo indietro. Avrai sicuramente sentito parlare del biodizionario, o l’avrai usato almeno una volta, se hai un buon rapporto con la cosmesi “ecobio” e ti piace analizzare l’inci dei cosmetici che usi.
In caso contrario, brevemente, il biodizionario è un enorme contenitore di ingredienti cosmetici, ognuno dei quali è stato catalogato con dei semafori che definiscono quanto una certa sostanza sia accettabile o meno in un prodotto.
È stato redatto almeno un decennio fa da Fabrizio Zago, chimico industriale, che lo aggiorna costantemente in base ai nuovi studi e alle nuove sostanze che continuamente arrivano sul mercato.

Ritengo che il lavoro del professor Zago sia davvero immane, ammirabile e certamente utile per quanti preferiscono mettersi nelle mani di un (autorevolissimo) parere esterno, piuttosto che brancolare nel buio, ma c’è un difetto inevitabile nel biodizionario che ne rende l’uso perlomeno insidioso: la mancanza quasi totale di relativismo.

Il mondo è infatti relativo, tutto è relativo, compresi i cosmetici: ogni cosa va contestualizzata.
Ovviamente gli ingredienti inquinanti lo sono sia se usati in piccole dosi sia in dosi massicce, sia in prodotti a risciacquo sia nei leave on, sia su pelle secca che su pelle grassa…
Eppure con questo piccolo esempio ti ho dato già un assaggio delle variabili infinite che un cosmetico deve affrontare per poter essere valutato compiutamente.

Un ingrediente ittotossico, e quindi pericoloso per l’ecosistema marino, ma innocuo per l’uomo, sarà certamente peggiore in un prodotto a risciacquo, che viene immediatamente immesso negli scarichi, piuttosto che in un prodotto da lasciare sulla pelle, dove buona parte viene assorbita dalla cute e dai vestiti.

Al contrario, gli ingredienti ammessi dalla legge potenzialmente più pericolosi per la salute umana (si parla comunque di casi rarissimi) sono spesso accettabili nei prodotti a risciacquo, visto che restano sulla cute per poco tempo, ma sono inaccettabili, e molto spesso vietati a monte dalla normativa europea, nei prodotti leave on. È il caso di alcuni parabeni, conservanti sospettati di essere interferenti endocrini (hanno attività simile a quella degli ormoni).

Il biodizionario è affidabile?

Il giudizio in semafori verdi, gialli e rossi è certamente lapidario e un po’ semplificato, ma è anche vero che si tratta di valutazioni perfettamente coerenti coi parametri stabiliti dal professor Zago, che guardano prima di tutto all’ecosostenibilità della molecola, poi alla sua dermocompatibilità, e infine all’utilità della singola sostanza.

Bisogna poi guardare in faccia la realtà: il consumatore medio non sa valutare la formula del cosmetico nel suo insieme, considerando anche la tipologia di prodotto che ha davanti e le esigenze della propria pelle.
Analizzare l’inci di un cosmetico ingrediente per ingrediente secondo parametri ecologici e tossicologici generali è l’unica strada che il consumatore ha per valutare un prodotto senza dover studiare mesi e mesi per comprare una crema viso su misura per sè stesso.

In questo senso il biodizionario rappresenta certamente un ottimo strumento, purchè i TUOI parametri di valutazione corrispondano a quelli del professor Zago.

Il biodizionario è perfettamente affidabile se stai cercando un cosmetico che:

  • Non impatti sull’ambiente in fase di produzione (no a moltissime sostanze di sintesi)
  • Non impatti sull’ambiente in fase di smaltimento (no agli inquinanti)
  • Non sia potenzialmente dannoso per la salute umana (no agli ingredienti con letteratura scientifica controversa)
  • Sia tendenzialmente anallergico (no a molti oli essenziali e allergeni)
  • Sia tendenzialmente vegetariano (no agli ingredienti di origine animale)
  • Sia tendenzialmente a prova di stupido

Per spiegarti la mia ultima affermazione, ti faccio un esempio.
Il professor Zago ha bollato come gialli, sostanze quindi a cui fare attenzione, due attivi a me molto cari ma che vanno utilizzati con intelligenza e rispettando indicazioni e posologia spiegata da aziende e professionisti del settore:
vitamina A e derivati (retinol, retinyl palmitate, ecc…)
Acido glicolico (glicolic acid)

Dato che non vanno utilizzati durante le giornate estive e la gente puntualmente lo fa, dato che ad alte percentuali vanno utilizzati con estrema cautela e puntualmente ci sono testoni che vogliono e riescono a reperire prodotti potenzialmente devastanti, come l’acido glicolico al 50% o creme da farmacia a base di retinoidi senza parere medico e prescrizione, giustamente si prende atto della dilagante corsa al cosmetico “più potente” e si mette un segnale di attenzione che vuol dire più o meno “usa il cervello, testone!“.

Ci sono comunque casi in cui il biodizionario NON è affidabile, ad esempio se vuoi che il tuo cosmetico sia vegan.

Il biodizionario infatti promuove tutti gli ingredienti di derivazione animale che NON siano prelevati da animali morti: hanno quindi bollino verde il latte e i suoi derivati, il miele e gli altri prodotti dell’apicoltura (pappa reale, propoli, cera d’api…).
Invece, sul biodizionario sono considerate inaccettabili le sostanze che potrebbero essere prelevate da carcasse di animali; esempio classico è l’acido ialuronico, che puó essere sia di origine animale (semaforo rosso) sia da coltura batterica (semaforo verde).

Totalmente irrilevante per il biodizionario è che l’acido ialuronico, così come il suo sale sodico sodium hyaluronate, è prima di tutto un eccezionale ingrediente idratante per la pelle, a prescindere dalla sua provenienza.
Il bollino verde dato alla sua forma di sintesi ci indica inoltre che si tratta di una sostanza totalmente innocua sia per l’ambiente, sia per la nostra salute.
Se sei onnivora e quindi mangi carne, che il tuo acido ialuronico derivi da un animale o da una coltura batterica non ti cambierà la vita, e potresti credere che l’acido ialuronico di origine animale (bollino rosso) sia dannoso per te o per l’ambiente, mentre si tratta della medesima sostanza.

Gli ingredienti rossi sul biodizionario sono dannosi?

Ti sarai resa conto che la risposta giusta è: non sempre. Tutto è realtivo.
Magari vanno solo usati con cautela, magari sono di origine animale, magari sono molto inquinanti… Tutte ipotesi, perchè sul biodizionario non c’è scritto cos’è la sostanza di cui stiamo parlando, nè tantomento il motivo di attribuzione di un certo bollino; motivazioni riscontrabili invece nelle discussioni apposite su Promiseland.

Sul biodizionario sono bocciate con semaforo rosso anche sostanze che non solo sono utilissime per la pelle, ma addirittura sono perfettamente biodegradabili, come gli oli essenziali di agrumi.
Una consumatrice che non conosce i nomi botanici delle piante e i nomi inci delle sostanze, troverà pieno di bollini rossi un banale olio siero contenente olio essenziale di limone e olio essenziale di arancio, con tanto di lapidaria condanna “fotosensibile/fototossico”.
Il tiro viene leggermente corretto con la dicitura “nessun problema nei prodotti a risciacquo”.
Il che è vero, ma gli oli essenziali fotosensibili NON danno alcun problema neppure nei prodotti leave on, purchè non vengano utilizzati di giorno durante la bella stagione e meno che mai nei solari.
Gli oli essenziali di agrumi sono ingredienti meravigliosi nei cosmetici bioecologici: antiossidanti, schiarenti, antiage… Basta usarli con criterio!
(Per la cronaca, se ti stessi chiedendo se esiste qualche volpe che formula i solari con oli essenziali fotosensibili, la risposta è si: Ne avevo parlato qui).

Discorso a parte va fatto per le sostanze con un grande potenziale allergico.

Immagina di essere una consumatrice con moltissime allergie: il biodizionario in questo caso ti sarà d’aiuto? Ni.
Allergeni del profumo e sostanze che spesso causano reazioni sono quasi tutte bollinate in giallo o in rosso, ma c’è un MA. Enorme.
Fare la conta dei bollini non basta assolutamente.
Devi essere consapevole di quali sostanze ti causano sensibilizzazioni, perchè alcune, per quanto abbiano una buona letteratura di reazioni allergiche alle spalle, sono bollinate in verde. Esempio classico sono i soliti conservanti ecobio potassium sorbate e sodium benzoate, entrambi verdi sul biodizionario ed entrambi talvolta poco tollerati.

Lo stesso discorso può essere fatto al contrario.
Immagina una signora con nessuna allergia, che ama riempirsi ogni giorno di profumo senza riscontrare mai reazioni avverse (per chi non se ne fosse ancora accorta: anche i profumi hanno un inci, di solito composti da una nutrita lista di allergeni e a volte anche da filtri solari, fotostabili come no).
Questa signora un giorno si accorge che la sua profumatissima crema viso contiene un certo butylphenyl methylpropional, che sul biodizionario è marchiato con due pallini rossi e considerato quindi inaccettabile.
È un allergene del profumo con altissima probabilità di reazione, ma se a lei non crea alcun tipo di problema non ha motivo di smettere di utilizzare la sua crema.

Tutto è relativo quindi. Il biodizionario ti può aiutare ma non può essere uno standard universale che vada bene per tutte.

È la dose che fa il veleno.

Questo detto, risalente a Paracelso e ripetuto in tutte le salse fino ai giorni nostri, è molto spesso ricorrente nelle discussioni riguardanti il biodizionario.
Diciamolo una volta per tutte: Si, la dose influisce sempre sugli effetti di ogni molecola…
…ma contano anche i tempi e i modi di somministrazione della sostanza e, non da ultimo, le condizioni e le necessità della pelle su cui questa viene applicata.

Applicando questo detto al biodizionario e all’analisi degli inci dei cosmetici, vanno infatti distinte diverse situazioni:
Ci sono sostanze a bollino rosso, come alcuni allergeni e conservanti, che troveremo sempre in fondo all’inci, perchè i loro dosaggi sono stabiliti per legge e sono solitamente molto molto bassi, inferiori all’1%. La loro potenza è tale che anche a queste dosi possono far danni.
Ci sono altre sostanze bollinate in rosso che sono “semplicemente” sintetiche o inquinanti, ma non danno alcun problema alla nostra salute (se non indirettamente attraverso l’inquinamento) e pertanto possono essere utilizzate legalmente in quantità varie, tanto da poterle trovare sia all’inizio, sia a metà, sia in fondo alla lista inci. È il caso, ad esempio, dei siliconi.

I siliconi sono sostanze totalmente inerti, il cui uso massiccio è indicato quasi esclusivamente nel makeup, per una resa ottimale (ma ultimamente vengono egregiamente sostituiti da altre molecole altrettanto texturizzanti e più ecosostenibili), e nella skincare per pelli sensibili, in quelle situazioni in cui la cute è iper reattiva e non sopporta nulla che interferisca biologicamente con la vita delle cellule.
Ovviamente un uso prolungato e continuativo di dosi massicce di siliconi è controproducente per una pelle bella e sana, ma lo stesso si può dire se un prodotto contiene una goccia di silicone che renda più piacevole la spalmabilità e l’esperienza d’uso del cosmetico? Ovviamente no, una piccola quantità di silicone influirà molto poco sulla pelle e gran parte della valutazione andrà fatta sul resto della formula.

Come utilizzare al meglio il biodizionario per analizzare l’inci dei cosmetici

L’approccio migliore per utilizzare il biodizionario è accompagnarne la consultazione con la lettura delle discussioni su Promiseland in cui il professor Zago e altre personalità spiegano il perchè una certa sostanza è stata bollata di verde, giallo o rosso. Si tratta sostanzialmente di passare ore e ore a leggere.

Mi rendo conto che pochi hanno il tempo, la voglia e la passione per la cosmesi necessarie per investire molto del proprio tempo leggendo discussioni su molecole dai nomi impronunciabili.
Magari hai semplicemente bisogno di una nuova crema viso e non vuoi passare l’eternità a spulciare i suoi ingredienti.
In questo caso, hai alcune alternative:

  • ti fidi del parere (ripeto, autorevolissimo) di Fabrizio Zago e te ne stai del biodizionario e dei suoi bollini; puoi star tranquilla che tra le mani avrai un ottimo prodotto, almeno dal punto di vista della sua sostenibilità umana e ambientale.
  • ti rivolgi esclusivamente ad aziende cosmetiche certificate vegan, ecosostenibili o biologiche, scegliendo tra i loro prodotti quelli che ti sembra facciano al caso tuo.
  • Valuti i tuoi futuri acquisti sulla base di recensioni di altri consumatori e sulla base dell’opinione di altri professionisti del settore. Ad esempio, L’Angolo di Lola è una risorsa preziosa per una valutazione un po’ più completa e funzionale delle formulazioni cosmetiche, nonostante gran parte del loro lavoro sia indirizzato all’autoproduzione. E poi, seppur su scala molto più ridotta, anche io nel mio piccolo spero di dare un’opinione ragionata e approfondita sul perchè un cosmetico a mio avviso è bocciato o eccellente.

Dorothy 🌸

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26 pensieri su “Biodizionario: è affidabile? Perchè non lo uso

  1. Lulu says:

    Ciao Dorothy:). A proposito di non sapere come comportarsi di fronte ai bollini rossi del biodizionario: stavo analizzando l’inci di un prodotto per capire se provarlo o meno e mi trovo tutti bollini verdi tranne 2 rossi, che deduco essere tensioattivi. Sono effettivamente ai primi posti, immersi in un mare di emollienti,ma magari sono comunque delicati/accettabili? Sono polysorbate 20 e ceteareth 25.

    • Dorothy says:

      Ciao Lulu, prima di tutto vale sempre la regola del guardare la formula per intero, altrimenti ha poco senso valutare se un bollino rosso è in cima, in fondo, è accettabile, meno accettabile ecc…
      Il polysorbate 20 e il ceteareth 25 sono emulsionanti sintetici di derivazione petrolchimica, utilizzabili anche come blandi tensioattivi, piuttosto delicati sulla pelle specialmente in prodotti a risciacquo, ma assolutamente pessimi per l’ambiente.
      Detto ciò, si torna al punto di partenza: bisogna vedere che prodotto è, a cosa serve, e la formula per intero 😉
      Dorothy

  2. Simona says:

    Ciao Dorothy! Ho letto con estremo piacere l’articolo, e con altrettanto interesse i commenti, che mi hanno fatto rendere conto che non tutti, per fortuna, credono ciecamente a quanto viene detto loro, e che ci sono ancora menti critiche, prima fra tutte la tua. Ho un’infarinatura di chimica piuttosto limitata, ma da sempre un grande interesse per le formulazioni della cosmesi, e mi ero già da sola resa conto che il bio dizionario poteva essere limitante, ma non avevo certamente i mezzi di comprendere da sola un inci. Il tuo blog in questo senso è stata la svolta, perche leggendo le tue analisi ho capito che vuol dire quando ti riferisci alla relatività, a quelle sostante che se messe insieme fanno bene. Grazie per aver segnalato un ulteriore strumento per capire come usare il biodizionario, e mi raccomando, continua sempre a commentare gli inci dei prodotti che utilizzi, stanno cominciando a diventare indispensabili 😉 un abbraccio, e ancora complimenti!! :*

    • Dorothy says:

      Ciao Simona, ti ringrazio moltissimo e ti posso assicurare che finchè continuerò a ricevere feedback positivi e gentilissimi come questo tuo commento continuerò a portare avanti questo progetto di divulgazione. 🙂
      Un abbraccio a te e grazie ancora
      Dorothy

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