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Biodizionario: è affidabile? Perchè non lo uso

Io non uso il biodizionario, è ormai chiaro a tutti.
Non perchè il biodizionario non sia affidabile in assoluto, intendiamoci, ma perchè preferisco valutare i cosmetici secondo parametri leggermente diversi, guardando non il singolo ingrediente ma l’intera formulazione, e valutando la funzionalità dermocosmetica del prodotto in base alle necessità della pelle su cui il cosmetico andrà applicato.
Il biodizionario ha un approccio che guarda principalmente alla sostenibilità ambientale della singola molecola, mentre qui su ILoveRemunni trovi un approccio che guarda principalmente alla funzionalità del cosmetico finito.

Facciamo un passo indietro. Avrai sicuramente sentito parlare del biodizionario, o l’avrai usato almeno una volta, se hai un buon rapporto con la cosmesi “ecobio” e ti piace analizzare l’inci dei cosmetici che usi.
In caso contrario, brevemente, il biodizionario è un enorme contenitore di ingredienti cosmetici, ognuno dei quali è stato catalogato con dei semafori che definiscono quanto una certa sostanza sia accettabile o meno in un prodotto.
È stato redatto almeno un decennio fa da Fabrizio Zago, chimico industriale, che lo aggiorna costantemente in base ai nuovi studi e alle nuove sostanze che continuamente arrivano sul mercato.

Ritengo che il lavoro del professor Zago sia davvero immane, ammirabile e certamente utile per quanti preferiscono mettersi nelle mani di un (autorevolissimo) parere esterno, piuttosto che brancolare nel buio, ma c’è un difetto inevitabile nel biodizionario che ne rende l’uso perlomeno insidioso: la mancanza quasi totale di relativismo.

Il mondo è infatti relativo, tutto è relativo, compresi i cosmetici: ogni cosa va contestualizzata.
Ovviamente gli ingredienti inquinanti lo sono sia se usati in piccole dosi sia in dosi massicce, sia in prodotti a risciacquo sia nei leave on, sia su pelle secca che su pelle grassa…
Eppure con questo piccolo esempio ti ho dato già un assaggio delle variabili infinite che un cosmetico deve affrontare per poter essere valutato compiutamente.

Un ingrediente ittotossico, e quindi pericoloso per l’ecosistema marino, ma innocuo per l’uomo, sarà certamente peggiore in un prodotto a risciacquo, che viene immediatamente immesso negli scarichi, piuttosto che in un prodotto da lasciare sulla pelle, dove buona parte viene assorbita dalla cute e dai vestiti.

Al contrario, gli ingredienti ammessi dalla legge potenzialmente più pericolosi per la salute umana (si parla comunque di casi rarissimi) sono spesso accettabili nei prodotti a risciacquo, visto che restano sulla cute per poco tempo, ma sono inaccettabili, e molto spesso vietati a monte dalla normativa europea, nei prodotti leave on. È il caso di alcuni parabeni, conservanti sospettati di essere interferenti endocrini (hanno attività simile a quella degli ormoni).

Il biodizionario è affidabile?

Il giudizio in semafori verdi, gialli e rossi è certamente lapidario e un po’ semplificato, ma è anche vero che si tratta di valutazioni perfettamente coerenti coi parametri stabiliti dal professor Zago, che guardano prima di tutto all’ecosostenibilità della molecola, poi alla sua dermocompatibilità, e infine all’utilità della singola sostanza.

Bisogna poi guardare in faccia la realtà: il consumatore medio non sa valutare la formula del cosmetico nel suo insieme, considerando anche la tipologia di prodotto che ha davanti e le esigenze della propria pelle.
Analizzare l’inci di un cosmetico ingrediente per ingrediente secondo parametri ecologici e tossicologici generali è l’unica strada che il consumatore ha per valutare un prodotto senza dover studiare mesi e mesi per comprare una crema viso su misura per sè stesso.

In questo senso il biodizionario rappresenta certamente un ottimo strumento, purchè i TUOI parametri di valutazione corrispondano a quelli del professor Zago.

Il biodizionario è perfettamente affidabile se stai cercando un cosmetico che:

  • Non impatti sull’ambiente in fase di produzione (no a moltissime sostanze di sintesi)
  • Non impatti sull’ambiente in fase di smaltimento (no agli inquinanti)
  • Non sia potenzialmente dannoso per la salute umana (no agli ingredienti con letteratura scientifica controversa)
  • Sia tendenzialmente anallergico (no a molti oli essenziali e allergeni)
  • Sia tendenzialmente vegetariano (no agli ingredienti di origine animale)
  • Sia tendenzialmente a prova di stupido

Per spiegarti la mia ultima affermazione, ti faccio un esempio.
Il professor Zago ha bollato come gialli, sostanze quindi a cui fare attenzione, due attivi a me molto cari ma che vanno utilizzati con intelligenza e rispettando indicazioni e posologia spiegata da aziende e professionisti del settore:
vitamina A e derivati (retinol, retinyl palmitate, ecc…)
Acido glicolico (glicolic acid)

Dato che non vanno utilizzati durante le giornate estive e la gente puntualmente lo fa, dato che ad alte percentuali vanno utilizzati con estrema cautela e puntualmente ci sono testoni che vogliono e riescono a reperire prodotti potenzialmente devastanti, come l’acido glicolico al 50% o creme da farmacia a base di retinoidi senza parere medico e prescrizione, giustamente si prende atto della dilagante corsa al cosmetico “più potente” e si mette un segnale di attenzione che vuol dire più o meno “usa il cervello, testone!“.

Ci sono comunque casi in cui il biodizionario NON è affidabile, ad esempio se vuoi che il tuo cosmetico sia vegan.

Il biodizionario infatti promuove tutti gli ingredienti di derivazione animale che NON siano prelevati da animali morti: hanno quindi bollino verde il latte e i suoi derivati, il miele e gli altri prodotti dell’apicoltura (pappa reale, propoli, cera d’api…).
Invece, sul biodizionario sono considerate inaccettabili le sostanze che potrebbero essere prelevate da carcasse di animali; esempio classico è l’acido ialuronico, che puó essere sia di origine animale (semaforo rosso) sia da coltura batterica (semaforo verde).

Totalmente irrilevante per il biodizionario è che l’acido ialuronico, così come il suo sale sodico sodium hyaluronate, è prima di tutto un eccezionale ingrediente idratante per la pelle, a prescindere dalla sua provenienza.
Il bollino verde dato alla sua forma di sintesi ci indica inoltre che si tratta di una sostanza totalmente innocua sia per l’ambiente, sia per la nostra salute.
Se sei onnivora e quindi mangi carne, che il tuo acido ialuronico derivi da un animale o da una coltura batterica non ti cambierà la vita, e potresti credere che l’acido ialuronico di origine animale (bollino rosso) sia dannoso per te o per l’ambiente, mentre si tratta della medesima sostanza.

Gli ingredienti rossi sul biodizionario sono dannosi?

Ti sarai resa conto che la risposta giusta è: non sempre. Tutto è realtivo.
Magari vanno solo usati con cautela, magari sono di origine animale, magari sono molto inquinanti… Tutte ipotesi, perchè sul biodizionario non c’è scritto cos’è la sostanza di cui stiamo parlando, nè tantomento il motivo di attribuzione di un certo bollino; motivazioni riscontrabili invece nelle discussioni apposite su Promiseland.

Sul biodizionario sono bocciate con semaforo rosso anche sostanze che non solo sono utilissime per la pelle, ma addirittura sono perfettamente biodegradabili, come gli oli essenziali di agrumi.
Una consumatrice che non conosce i nomi botanici delle piante e i nomi inci delle sostanze, troverà pieno di bollini rossi un banale olio siero contenente olio essenziale di limone e olio essenziale di arancio, con tanto di lapidaria condanna “fotosensibile/fototossico”.
Il tiro viene leggermente corretto con la dicitura “nessun problema nei prodotti a risciacquo”.
Il che è vero, ma gli oli essenziali fotosensibili NON danno alcun problema neppure nei prodotti leave on, purchè non vengano utilizzati di giorno durante la bella stagione e meno che mai nei solari.
Gli oli essenziali di agrumi sono ingredienti meravigliosi nei cosmetici bioecologici: antiossidanti, schiarenti, antiage… Basta usarli con criterio!
(Per la cronaca, se ti stessi chiedendo se esiste qualche volpe che formula i solari con oli essenziali fotosensibili, la risposta è si: Ne avevo parlato qui).

Discorso a parte va fatto per le sostanze con un grande potenziale allergico.

Immagina di essere una consumatrice con moltissime allergie: il biodizionario in questo caso ti sarà d’aiuto? Ni.
Allergeni del profumo e sostanze che spesso causano reazioni sono quasi tutte bollinate in giallo o in rosso, ma c’è un MA. Enorme.
Fare la conta dei bollini non basta assolutamente.
Devi essere consapevole di quali sostanze ti causano sensibilizzazioni, perchè alcune, per quanto abbiano una buona letteratura di reazioni allergiche alle spalle, sono bollinate in verde. Esempio classico sono i soliti conservanti ecobio potassium sorbate e sodium benzoate, entrambi verdi sul biodizionario ed entrambi talvolta poco tollerati.

Lo stesso discorso può essere fatto al contrario.
Immagina una signora con nessuna allergia, che ama riempirsi ogni giorno di profumo senza riscontrare mai reazioni avverse (per chi non se ne fosse ancora accorta: anche i profumi hanno un inci, di solito composti da una nutrita lista di allergeni e a volte anche da filtri solari, fotostabili come no).
Questa signora un giorno si accorge che la sua profumatissima crema viso contiene un certo butylphenyl methylpropional, che sul biodizionario è marchiato con due pallini rossi e considerato quindi inaccettabile.
È un allergene del profumo con altissima probabilità di reazione, ma se a lei non crea alcun tipo di problema non ha motivo di smettere di utilizzare la sua crema.

Tutto è relativo quindi. Il biodizionario ti può aiutare ma non può essere uno standard universale che vada bene per tutte.

È la dose che fa il veleno.

Questo detto, risalente a Paracelso e ripetuto in tutte le salse fino ai giorni nostri, è molto spesso ricorrente nelle discussioni riguardanti il biodizionario.
Diciamolo una volta per tutte: Si, la dose influisce sempre sugli effetti di ogni molecola…
…ma contano anche i tempi e i modi di somministrazione della sostanza e, non da ultimo, le condizioni e le necessità della pelle su cui questa viene applicata.

Applicando questo detto al biodizionario e all’analisi degli inci dei cosmetici, vanno infatti distinte diverse situazioni:
Ci sono sostanze a bollino rosso, come alcuni allergeni e conservanti, che troveremo sempre in fondo all’inci, perchè i loro dosaggi sono stabiliti per legge e sono solitamente molto molto bassi, inferiori all’1%. La loro potenza è tale che anche a queste dosi possono far danni.
Ci sono altre sostanze bollinate in rosso che sono “semplicemente” sintetiche o inquinanti, ma non danno alcun problema alla nostra salute (se non indirettamente attraverso l’inquinamento) e pertanto possono essere utilizzate legalmente in quantità varie, tanto da poterle trovare sia all’inizio, sia a metà, sia in fondo alla lista inci. È il caso, ad esempio, dei siliconi.

I siliconi sono sostanze totalmente inerti, il cui uso massiccio è indicato quasi esclusivamente nel makeup, per una resa ottimale (ma ultimamente vengono egregiamente sostituiti da altre molecole altrettanto texturizzanti e più ecosostenibili), e nella skincare per pelli sensibili, in quelle situazioni in cui la cute è iper reattiva e non sopporta nulla che interferisca biologicamente con la vita delle cellule.
Ovviamente un uso prolungato e continuativo di dosi massicce di siliconi è controproducente per una pelle bella e sana, ma lo stesso si può dire se un prodotto contiene una goccia di silicone che renda più piacevole la spalmabilità e l’esperienza d’uso del cosmetico? Ovviamente no, una piccola quantità di silicone influirà molto poco sulla pelle e gran parte della valutazione andrà fatta sul resto della formula.

Come utilizzare al meglio il biodizionario per analizzare l’inci dei cosmetici

L’approccio migliore per utilizzare il biodizionario è accompagnarne la consultazione con la lettura delle discussioni su Promiseland in cui il professor Zago e altre personalità spiegano il perchè una certa sostanza è stata bollata di verde, giallo o rosso. Si tratta sostanzialmente di passare ore e ore a leggere.

Mi rendo conto che pochi hanno il tempo, la voglia e la passione per la cosmesi necessarie per investire molto del proprio tempo leggendo discussioni su molecole dai nomi impronunciabili.
Magari hai semplicemente bisogno di una nuova crema viso e non vuoi passare l’eternità a spulciare i suoi ingredienti.
In questo caso, hai alcune alternative:

  • ti fidi del parere (ripeto, autorevolissimo) di Fabrizio Zago e te ne stai del biodizionario e dei suoi bollini; puoi star tranquilla che tra le mani avrai un ottimo prodotto, almeno dal punto di vista della sua sostenibilità umana e ambientale.
  • ti rivolgi esclusivamente ad aziende cosmetiche certificate vegan, ecosostenibili o biologiche, scegliendo tra i loro prodotti quelli che ti sembra facciano al caso tuo.
  • Valuti i tuoi futuri acquisti sulla base di recensioni di altri consumatori e sulla base dell’opinione di altri professionisti del settore. Ad esempio, L’Angolo di Lola è una risorsa preziosa per una valutazione un po’ più completa e funzionale delle formulazioni cosmetiche, nonostante gran parte del loro lavoro sia indirizzato all’autoproduzione. E poi, seppur su scala molto più ridotta, anche io nel mio piccolo spero di dare un’opinione ragionata e approfondita sul perchè un cosmetico a mio avviso è bocciato o eccellente.

Dorothy 🌸

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26 pensieri su “Biodizionario: è affidabile? Perchè non lo uso

  1. Maria Iannaccone says:

    Cara Dorothy, buonanotte. Il link che gentilmente avevi pubblicato, l’ho aperto ed ho fatto conoscenza col simpatico Zago!! Hai ragione, lui è molto spostato più sulla detersione; ha posto saggiamente il problema della eco-sostenibilità/salubrità dell’utilizzo di alcune sostanze, esemplificando sul sapone di Aleppo e sulle differenze tra il tecnociclo ed il biociclo. Mi piace perché ti porta a riflettere, a ragionare e a trarre da solo determinate conclusioni. Purtroppo, è anche vero che non tutto il naturale è buono (cicuta!) od automaticamente performante (ebbene sì, prima parlavate di shampi naturali poco o nulla funzionali). Sottoscrivo anche la sua affermazione: il termine “green” ha davvero stufato anche me, davvero poco chiaro come il termine “Organics” nella sua doppia accezione a seconda del luogo in cui lo si adopera ( organico oppure biologico: non sono esattamente la stessa cosa!!).

    • Dorothy says:

      Ciao Maria, sono davvero contenta che la conferenza del professor Zago ti sia piaciuta!
      Concordo ovviamente anche io sulla gran confusione, prima di tutto legislativa, sui termini adottati per definire i cosmetici…
      A breve sono previste norme più stringenti, dalle quali comunque ci sarà modo di vedere dei furbi che scappano, ma è un passo avanti.
      Buonanotte
      Dorothy

  2. Serena says:

    Questo post è davvero ben scritto oltre che illuminante. Da quando seguo il tuo blog, ho imparato un modo tutto nuovo di rapportarmi all’ecobio. All’inizio ero lì a cercare ogni singolo ingrediente, ma col tempo ho capito che la mia non era una vera comprensione del prodotto, perché tutto si riduceva a pallini verdi o rossi. Un prodotto può avere una formula buona per l’ambiente/salute, ma questo non lo rende automaticamente efficace in ciò che promette. Ecco perché ora cerco di capire, seguendo i tuoi insegnamenti, il complesso del prodotto e a ragionare, con senso critico, su di esso, senza estremismi inutili. Cerco un equilibrio fra i miei principi etici (cerco di fare del bene a me e all’ambiente, supportando aziende più “corrette”) e la praticità (anche economica) delle mie scelte. E lo devo principalmente a te! 🙂

    • Dorothy says:

      Che belle parole Serena, ti ringrazio davvero tanto, mi hanno fatto un gran piacere! *.*
      Che dire, onorata di essere anche solo minimamente d’aiuto, credo che la necessità di capire davvero cosa si sta comprando, soprattutto oggi che l’offerta è amplissima, sia fondamentale 😉
      Buonanotte,
      Dorothy

      • Serena says:

        Approfitto per porti una domanda un po’ a caso. Cosa ne pensi del talco? Ne posseggo uno che tra gli ingredienti riporta solo “Talc”, quindi non ha altre aggiunte, e lo uso solo per aiutare la depilazione. L’ho sempre visto come un prodotto molto occlusivo, ma amo il suo profumo! In estate mi piacerebbe usarlo, anche per limitare la sudorazione. Dici che è dannoso? Grazie 🙂

        • Dorothy says:

          Ciao Serena, il fatto che sia solo talco non ci permette di sapere comunque il grado di purezza del minerale utilizzato. Visti gli aggiornamenti scientifici che ormai confermano la necessità di alcune precauzioni d’uso e anche la sentenza americana che ha condannato la Johnson&Johnson a risarcire i familiari della donna morta di cancro ovarico dopo aver usato pet una vita il talco sulle parti intime, ti direi:
          – non usarlo vicino ai genitali esterni
          – non annusarlo di proposito (e questo vale per tutte le polveri)
          Per il resto non dovrebbero esserci problemi di sorta. 😉
          Buonanotte
          Dorothy

  3. Maria Iannaccone says:

    Dorothy cara, non sono affatto troppo buona!! Il tuo lavoro qui a me piace moltissimo per come lo porti avanti; non credo tu abbia bisogno di somigliare al grande Zago, abbiamo bisogno del biodizionario e abbiamo bisogno di te. Credo che, in modo diverso ma complementare, state portando avanti un gran bel lavoro di divulgazione e di aiuto per chi non “mastica” i cosmetici dal punto di vista tecnico, addotto in materia. Ecco, perché ho inteso accomunarvi! Dai, Dorothy… i bollini verdi e rossi li so leggere anche io, non ho bisogno di aprirmi un blog per fare l’ ennesimo commento magari lapidario ed anche mal documentato! 🙂 I want you ♡♡♡ wow, grazie mille per il link… lo apprezzo veramente tanto. Mi sta simpatico già a guardarlo in faccia… mi ricorda vagamente il grande leader dei Nomadi!! Augusto…♡♡♡

  4. Maria Iannaccone says:

    Grazie, Dorothy. Personalmente, sarei felice di offrirti una pizza o un regalo pur di poterti seguire un giorno nel tuo lavoro. Penso che stai facendo davvero un servizio encomiabile, ma davvero chi investirebbe tutto questo tempo e tutte queste energie in modo così accurato, dettagliato, per spiegarci le cose sotto più punti di vista? Il mio massimo rispetto per il dottor Zago e le sue intenzioni. Sarei davvero molto felice ed onorata di potermi fare una chiacchierata con voi o semplicemente stare a guardarvi per imparare qualcosa. Ogni volta che ti leggo, mi si apre la mente. Grazie.

    • Dorothy says:

      Troppo troppo buona e troppo gentile, peraltro mi vergogno un po’ ad essere paragonata a Zago, che si occupa di cose anche più importanti della cosmesi (detersivi per la casa e l’industria) e riferisce anche a Bruxelles.
      Mi sono ricordata di avere il link a una sua conferenza interessantissima (e molto chiara) e te lo lascio, caso mai avessi tempo e voglia di conoscere questo mitico personaggio: http://youtu.be/p4-lR6VODs0.
      Buona serata!
      Dorothy

  5. Maria Iannaccone says:

    Ciao Dorothy. Finalmente, un punto di vista ‘diverso’ sul mitico biodiz. Mi ero un po’ rotta le scatole di tanti sciocchi giudizi…guardano i bollini, e credono di sapere. Si permettono di bocciare un cosmetico con tanta cattiveria a volte, quando la chimica neanche a scuola magari l’ Han mai studiata!! Mi sono stufata di tanta tracotanza. Mi sono sempre chiesta, ma i formulatori sono dei sadici o degli stolti? La maggior parte della gente, me inclusa, non sono formulatori di cosmeti: credo occorra avere più cautela ed umiltà. Tutti possiamo avere una opinione, ma sicuramente non abbiamo quelle conoscenze approfondite per poter giudicare al 100% un prodotto. Riguardo il forum di Lola: smisi di frequentarlo, è un ambiente che ha smesso da molto tempo di piacermi per svariate ragioni. Nonostante alcuni anni fa, io abbia imparato delle cose importanti lì, da alcune discussioni. A proposito, Fabrizio Zago da qualche parte ha scritto che: “tutto é relativo”. Preso singolarmente, bollino per bollino, diciamo così il biodizionario può creare terrorismo psicologico. Concordo con te, meglio approfondire nelle discussioni il perché dei bollini. Tuttavia, credo che la compatibilità ambientale di una qualsiasi sostanza naturale o derivata o costruita in laboratorio, sia fondamentale: la terra non è fatta ad uso e consumo degli uomini, ma è un luogo dove convivono molte specie viventi. Ci vuole il rispetto di tutto l’ecosistema… diciamoci la verità, non è necessario che io mi metta un solare solo per poter avere la pelle nera mentre intossico i pesci (di cui molte persone si nutrono, tra l’ altro).

    • Dorothy says:

      Buonasera Maria, non ho dubbi che anche Zago sia convinto sostenitore dell’affermazione “tutto è relativo”, è un uomo estremamente intelligente (personalmente pagherei per poter seguire il suo lavoro) e col biodizionario ha voluto semplicemente rendere gli ingredienti cosmetici accessibili a tutti, dovendo quindi per forza di cose generalizzare, volente o nolente.
      I formulatori sono proprio coloro che han studiato chimica ad altissimi livelli, semplicemente fino a qualche anno fa i cosmetici venivano fatti in un certo modo e solo successivamente è arrivato il movimento “green”, “bio”, “eco” e insomma è stata richiesta più trasparenza. Non me la prenderei con loro sinceramente, ancora oggi nelle facoltà di farmacia si indpsegna a formulare con siliconi e paraffine, perchè più stabili, inerti e di lunga durata rispetto ai prodotti vegetali.
      Riguardo i solari, il discorso è talmente complesso da non poter essere esaurito brevemente e con chiarezza, ma in generale la loro ecosostenibilità è un parametro molto difficile da coniugare ad una performance protettiva eccezionale: diciamo che stare sotto l’ombrellone con cappello e occhiali è ancora il solare più ecosostenibile di tutti. 😉
      Dorothy

  6. Bianca says:

    Brava Dorothy, mi piace quando alterni le review ad articoli teorici che spiegano il tuo approccio di fondo al cosmetico. Che dire… Tante cose… Anche io il biodizionario l’ho usato poco, nonostante ci fossero amiche pronte a bocciare miei prodotti per la presenza di un bollino… É tutto molto più complesso… Non é solo questione di chimica ed io putroppo di chimica non so nulla. C’é di mezzo anche la filosofia, e io questa l’ho studiata… Definire un cosmetico naturale o meno… Ma che cosa é naturale e che cosa no? E le formulazioni sintetiche che contengono tanti tanti estratti vegetali? Non mi sento di bocciarle e le utilizzo volentieri (mi viene in mente erbolario) . Di sicuro visto che mi piace molto leggere, sono una lettrice onnivora 🙂 a maggior ragione continuerò a leggere anche articoli dedicati alla cosmetica e al l’erboristeria in generale.. Buona serata!

    • Dorothy says:

      Ciao Bianca, ti ringrazio e sono contenta che l’alternanza tra review e rubriche (una a settimana) sia gradita.
      La definizio di naturale infatti in cosmetica non ha praticamente significato, è più un termine commerciale che fa vendere il prodotto. Se consideriamo naturale tutto ciò che esiste già in natura (e quindi non sintetico) il petrolio è perfettamente naturale, per questo bisogna parlare di ecosostenibilità, dermocompatibilità e non tanto di generica derivazione degli ingredienti.
      Insomma, siamo perfettamente d’accordo 😉
      Buona serata,
      Dorothy

  7. marta says:

    Post molto interessante! (e personalmente molto atteso).
    Io mi interesso della cosmesi da poco tempo, prima ero un po’ più incosciente, dopo vari arrossamenti facciali ho iniziato a prestare attenzione. Purtroppo sono esattamente il ”consumatore medio” che non sa bene come destreggiarsi e non ha gli strumenti per valutare l’inci in modo completo, per cui il biodizionario mi sembra comunque un supporto valido. Proverò a dare un’occhiata ai blog che hai citato :). Mi piacerebbe diventare più autonoma, ma la verità è che vedo l’interesse verso queste cose più come una necessità che un piacere, non credo di voler leggere per ore discussioni in merito :D. Al momento sto cercando di costruirmi un sistema di riferimenti valido, marche ecobio con cui vedo che mi trovo bene – tranne una piccola parentesi sul passaggio allo shampoo ecobio che mi ha riempita di forfora dal nulla :(- e recensori di cui fidarmi. In questo senso il tuo blog e tutti i consigli che spargi in giro si stanno rivelando molto utili :):)

    • Dorothy says:

      Ciao Marta, ti ringrazio molto e sono orgogliosa di essere tra i tuoi punti di riferimento! 🙂
      Riguardo i forum citati, spero non li troverai troppo noiosi perchè sono davvero tecnici, ma in compenso gestiti da persone molto competenti.
      P.s. Gli shampoo ecobio che ho provato finora fanno abbastanza pena anche a me…
      Buona serata!
      Dorothy

  8. Enrica says:

    Articolo illuminante Dorothy, davvero utile e chiaro x noi profane. Io mi sto avvicinando all’eco bío grazie a te, e sarebbe meraviglioso riuscire, grazie ai tuoi consigli, a distinguere un buon prodotto da uno meno bío…abbiamo visto che, anche nell’ambito della stessa marca, non tutti i prodotti hanno le stesse caratteristiche ” buone”, per cui mi piacerebbe molto, senza biodizionario in tasca, sapere cosa cercare nell’inci di un prodotto che lo rende buono o meno, quali componenti devo cercare, quali devo evitare… Non è facile destreggiarsi tra latino e inglese, ma se tu ci dici : ragazze! Se nei primi posti nell’inci di una crema trovate questi componenti, il prodotto è OK, se altrimenti trovate questi, occhio!perché ci piace meno…Ci aiuterai ad essere più informate e consapevoli di quello che ci spalmiamo sul viso??? Grazie!!!

    • Dorothy says:

      Ciao Enrica, ti ringrazio davvero molto e sono contenta che l’articolo ti sia piaciuto!
      È davvero difficile valutare un cosmetico guardandone solo i primi ingredienti: alcuni partono già malissimo (ma ad esempio potrebbero essere prodotti per allergici), altri partono bene ma poi la formula si rovina sul finire… Sicuramente farò del mio meglio per continuare a pubblicare recensioni accurate e articoli teorici di approfondimento che possano essere utili e fruibili. 😉
      Buona serata
      Dorothy

  9. Carla says:

    Bellissimo articolo chiarificatore in un momento storico in cui tutti o quasi sono votati all’ecobio (che, diciamocela tutta, ha anche un suo costo non indifferente)… Penso che i buoni prodotti si possano trovare anche al supermercato, ma come hai detto tu per noi comuni mortali è difficile spesso capire in questo mare magnum di ingredienti… Io nel mio piccolo cerco sempre di affidarmi a recensioni che mi sembrano non di parte… Come le tue! Complimenti come sempre Dorothy!

    • Dorothy says:

      Grazie mille Carla, sono contenta che l’articolo ti sia piaciuto!
      Assolutamente si, si trovano prodotti eccezionali anche al supermercato, figurati che pare ci sia proprio il laboratorio dove opera il professor Zago dietro i detergenti biologici della catena di discount In’s 😉
      Buona serata
      Dorothy

  10. Tamara says:

    Articolo utilissimo mia cara Dorothy! Io non sono una talebana dei cosmetici eco-bio, cerco di stare attenta a ciò che è molto inquinante per l’ambiente e dannoso per la pelle, ma valuto un cosmetico anche per la sua funzionalità e per come reagisce la mia pelle. Ultimamente cerco sempre più di rivolgermi al bio, ma non disdegno anche altri prodotti che ho sempre usato e che non sono malaccio per l’ambiente. Seguo molto di più il forum di Lola, che non Promiseland, per intenderci 😉 E poi, va beh, per mia fortuna, ho scoperto il tuo bellissimo blog 🙂 e mi trovo molto d’accordo col tuo modo di approcciarsi alla cosmetica. Grazie, buona giornata

    • Dorothy says:

      Ciao Tamara, grazie a te, gentilissima!
      Condivido pienamente il tuo modus operandi, e inevitabilmente in un’ottica del genere L’Angolo di Lola è tra i due il forum più adeguato 😉
      Dorothy

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