latte detergente Facial Cleanser Kahina Giving Beauty- caratteristiche
- Cos’è – latte detergente biologico ed ecosostenibile
- Cosa promette – elimina impurità e batteri senza aggredire la pelle nè il suo film idrolipidico naturale
- Prezzo / quantità – 56 euro per confezione da 200 ml
- Descrizione – latte fluido virtualmente inodore (senza profumazione aggiunta)
valutazione
💛 Sufficiente – svolge il suo lavoro con delicatezza, rispettando la pelle e l’ambiente. Il prezzo è decisamente superiore alla resa e all’utilità del prodotto. Gradevolezza d’uso nella media.
a chi lo consiglio?
Considerando che il Facial Cleanser di Kahina sicuramente non ha un prezzo democratico, bisogna poterselo permettere. Si trovano alternative a costo inferiore? Certo che si.
Per cui, fa per te se:
– puoi investire molto in cosmesi
– hai la pelle delicata e non sopporti particolari profumazioni e allergeni
– cerchi un detergente passpartout da utilizzare principalmente al mattino ma che eventualmente possa rimuovere il make-up e rifinire la pulizia serale
– Hai la pelle mista o grassa
dove si compra?
recensione d’uso
Il primo impatto che si ha con questo latte detergente è strano, nel senso che per quel prezzo ci si aspettano fuochi d’artificio mentre tutto sommato ne esce un latte anonimo, dall’odore discutibile e piuttosto liquido, che non vuol dire annacquato, ma semplicemente non fa sfoggio di vagonate di emulsionanti e addensanti che lo rendano in crema più o meno densa.
Va utilizzato preferibilmente con una goccia d’acqua, bagnando appena le mani o il viso, in modo da poterlo ben massaggiare senza che si asciughi sulla pelle.
La sensazione durante la pulizia è ottima: scorrevole, si sente che rimuove residui e impurità varie sul viso senza che questo tiri o si secchi.
È particolarmente gradevole anche la sensazione tattile dopo la rimozione (non solo acqua, meglio aiutarsi col solito pannetto di cotone di cui ormai parlo sempre): pelle molto morbida, liscia e pulita.
A mio avviso dà il meglio di sè come detergente per il mattino, per pelli addirittura miste o grasse, in quanto se utilizzato correttamente (non va centellinato, se pretendi di usarne una favetta stile burro detergente non ci siamo, non funzionerà) rimuove davvero bene ogni oleosità residua della notte.
Tuttavia, viene venduto decantandone anche discutibili proprietà struccanti.
Ora, capisco la necessità di vendere, ma la scelta di utilizzare un prodotto così caro e con ingredienti così selezionati semplicemente per sciogliere il mascara è un discutibile spreco, non solo economico.
Va bene che è adatto alla zona perioculare ed è molto delicato, senza allergeni vari, ma un olio di mandorle o un bifasico fa lo stesso lavoro, meglio e spendendo meno.
Dopo esserti struccata puoi sempre ricorrere a questo latte detergente per la seconda pulizia del viso serale (se proprio non ti piacciono i burri e vuoi un detergente che sia più leggero).
In questo modo viene applicato sulla pelle già grosso modo ripulita dalle maggiori schifezze e quindi puó effettivamente portare beneficio alla cute visto che, come tutti i detergenti non schiumogeni, deposita sulla pelle alcuni suoi attivi, che permangono anche dopo risciacquo.
Ad ogni modo, non mi sono sottratta dalla prova come struccante: ti serve il solito dischetto diviso in due ( ottieni due dischetti più sottili che assorbono meno prodotto e a mio avviso detergono meglio), su ogni dischetto metti una o due pressioni di latte detergente, inumidisci appena spruzzando un pochino di acqua, e li spatasci sugli occhi (chiusi, mi raccomando).
A questo punto conti le pecore.
Arrivata a una trentina puoi iniziare a lavorare delicatamente sulle ciglia per rimuovere il mascara, che nel frattempo si sarà ammorbidito e quasi disintegrato.
Il trucco viene quindi rimosso con una certa facilità se prima impregnato di detergente, altrimenti, com’è giusto che sia, non funziona.
Una passata sul viso per rimuovere il fondotinta, e sei pronta per la seconda face di pulizia in cui si va a detergere bene il viso con precisione e delicatezza.
Quindi riprendi il latte, massaggi, rimuovi con un panno in mussola, e il viso è morbido, pulito e direi anche più sgrassato rispetto ad altri latti detergenti.
- Funziona?
Svolge il suo lavoro egregiamente, ossia pulisce la pelle.
- Cosa mi è piaciuto
La consistenza non dopata da addensanti vari è un aspetto positivo, così come la scelta di creare un latte detergente quasi senza emulsionanti (talvolta in quantità eccessive al punto da aggredire il film idrolipidico cutaneo quasi al pari dei tensioattivi più sgrassanti), al posto dei quali sono state inserite due gocce di tensioattivi molto delicati ed ecologici.
- Cosa NON mi è piaciuto
Il prezzo non è del tutto giustificato e l’odore è davvero particolare. La formula presenta delle problematiche.
analisi inci – ingredients list
Il Facial Cleanser di Kahina Giving Beauty è un prodotto in larghissima parte biologico, a base di succo di aloe vera bio, acqua, olio di argan bio, olio di girasole bio e glicerina, biologica anche lei.
Un classico latte detergente a tutti gli effetti.
Contiene enzimi ed estratti vegetali di diversa provenienza, che ne dovrebbero giustificare il prezzo e l’aura lussuosa che lo avvolge:
– enzimi di papaia ed estratto di salice che dovrebbero esfoliare delicatamente la pelle esercitando una sorta di delicatissimo peeling, rendendo la pulizia più efficace e approfondita
– Lenitivi di vario genere, dal bisabololo all’estratto di camomilla
La conservazione del prodotto è affidata all’estratto di ravanello (leuconostoc root ferment extract), che tuttavia ha dimostrato in moltissime analisi di essere un conservante “dopato” con molecole sintetiche di origine petrolchimica che certamente conservano il prodotto, ma non nella maniera ecosostenibile che ci si aspetterebbe.
- Bioecocompatibile? completamente ecosostenibile e dermocompatibile
- Certificato ecobio? Certificazione Ecocert
- Vegan? si
- Halal? Non è certificato idoneo per consumatori di fede islamica
Dorothy 🌸
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Ciao Dorothy, ti leggo ancora una volta con immenso piacere.
Tutto chiarissimo, due riflessioni spontanee: ci sono in genere degli emulsionanti da tenere d’occhio o, come sempre, la loro potenziale aggressività dipende dalle quantità e dalla scelta del numero e del tipo di emulsionanti in formula?
Riguardo il conservante, non ho capito… questo cosmetico prende una certificazione come prodotto ecosostenibile, ma in realtà contiene molecole petrolchimiche nascoste sotto l’estratto di ravanello??
Resto dell’opinione che nessun cosmetico, si possa conservare per virtù dei soli estratti delle piante!!
Ciao Maria,
Il discorso sugli emulsionanti, parlando di cosmesi ecobiologica e quindi escludendo le varie molecole di sintesi petrolchimica, dipende sempre e soprattutto dalla quantità utilizzata.
In un latte detergente è preferibile che il prodotto deterga non tanto perchè ti emulsiona il viso per le vagonate di emulsionanti in formula, ma piuttosto per affinità grazie agli oli che contiene.
Riguardo invece al conservante, è impossibile ed è anche diffamazione dire, senza un test di laboratorio, che questo preciso estratto di ravanello fermentato contenga altri conservanti oltre alla sua naturale proprietà antimicrobica, MA è POSSIBILE che questo accada visto gli scarsi controlli e le scarse informazioni su queste molecole e sui meccanismi attraverso cui DOVREBBERO conservare.
Purtroppo i casi di adulterazioni in questo campo sono frequenti (vedi appunto i semi di pompelmo) e non è nemmeno colpa delle aziende che producono il cosmetico, ma di chi produce le materie prime.
La cosa non comporta necessariamente rischi per la salute: potrebbe non conservare, potrebbe conservare benissimo, potrebbe dare reazioni allergiche come non darne. Potrebbe anche contenere le peggio schifezze, è ovvio. “Extract” vuol dire tutto e niente.
Personalmente non ho avuto alcun problema nell’uso del prodotto e l’ho terminato ben prima del PAO, giusto per sicurezza.
Buon pomeriggio,
Dorothy
Ma, sulla base di quali studi attendibili, un’ azienda preferisce evitare i conservanti tradizionali (es: fenossietanolo, potassio sorbato, sodio benzoato, alcool, eccetera ecc.) e demandare a conservanti alternativi ecobiologici la funzione di preservare il prodotto dai batteri?
Immagino che i conservanti tradizionalmente usati in cosmetica, siano stati testati a lungo (povere bestiole? Test in vitro? Volontari umani?), per poter trovare un così loro largo impiego. Quando si immette una sostanza nuova in ambito cosmetico, quella sostanza non dovrebbe aver superato dei tests di controllo che ci garantiscano la sua sufficiente ‘sicurezza’ per la salute umana?
Di recente, sono stati banditi due parabeni (perdonami, non ricordo con esattezza i loro nomi) ritenuti ammissibili fino a poco tempo prima, perché nuovi studi ne hanno accertato l’ interferenza concreta e non più solo ipotetica, con il sistema endocrino ( correggimi se sbaglio).
Quindi, non comprendo come le aziende possano togliere i conservanti tradizionali ed impiegare queste novità, non disponiamo ancora di sufficienti studi che ne attestino sicurezza ed efficacia.
Scusa la lunghezza, spero di essermi spiegata. Realmente la questione degli “eco-conservanti” per me sta diventando motivo di preoccupazione.
Buonasera Maria,
Il discorso è molto complesso e non mi è possibile rispondere a tutte le tue domande in modo sintetico. Sicuramente potrebbe essere l’argomento di un approfondimento in futuro.
Partiamo col dire che NON c’è alcun motivo di preoccupazione fondato per la salute riguardante l’uso di conservanti “green” e che anzi dovremmo preoccuparci (molto di più) di pesticidi e fitofarmaci utilizzati nella produzione dei vegetali che mangiamo.
Anche quando la singola molecola sia stata revisionata ed approvata da un ente scientifico di controllo non vengono analizzati tutti i lotti presenti, passati e futuri in commercio.
Nel caso specifico, la FDA non mi risulta abbia ancora dato alcun tipo di parere, e non mi risulta che questo estratto sia nella lista delle sostanze cosmetiche presente nell’allegato al regolamento europeo in materia. Questo non lo rende vietato ma semplicemente sconosciuto,mper semplificare molto.
In compenso abbiamo una certificazione ECOCERT, che va benissimo se niente va storto.
Il punto è che quando parliamo di sodium benzoate o altri conservanti noti sappiamo chiaramente di che molecola si tratta e quali risultati aspettarci, mentre parlando di estratto di ravanello i contorni si fanno molto più fumosi e ci si deve solo fidare delle indicazioni delle aziende di distribuzione delle materie prime.
Il problema sta nella domanda di mercato: la maggior parte dei consumatori è alla ricerca del prodotto totalmente ecobiologico, non vuole vedere nomi di qualsivoglia composto chimico ma solo ingredienti riferibili a quello che si trova in campagna o in dispensa.
Riguardo ai parabeni, nel 2015 ne sono stati vietati esattamente cinque, mentre di due è stata ridotta la concentrazione utilizzabile.
Buona serata,
Dorothy